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Scritto un decennio prima di L'essenza del cristianesimo, questo lungo poema del filosofo tedesco è un lirico elogio della morte, in cui l'immortalità viene confutata con gli argomenti del cuore e della sensibilità e non con ragionamenti e argomentazioni. "Nel gran libro del mondo ho letto: La morte è misura di tutte le cose": visione laica e positiva della fine individuale, dove la morte appare necessaria alla vita della collettività, meravigliosa e, come la verità, rivoluzionaria.